martedì 17 marzo 2009

IMPUT IMPUT

Nel mio lavoro indago nei luoghi della comunicazione e delle parole con lo strappo e l’appropriazione di frammenti di ciò che vedo e tocco, ricostruendo concrezioni e improbabili marchingegni che diano un rivestimento tangibile, seppur immaginario, al mondo tecnologico con cui l’uomo ha aperto nuove e interessanti vie al comunicare.
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Tracimando imput ogni rete s’irride di chi navighi privo di mèta.
Esaltanti cromìe catturano al clic tra banner di offerte lunari.
Tutto subito e ancora più gratis.
Sottocosto.
Sottocosta bordeggio sensi unici come vicoli ciechi.
Parole.
Lettere senza buca.
Buchi luogo d’arrivo. Bachi. Fosse baci. Ciliegie.
Un clic via l’altro e parole in connessione si palleggiano il tempo attorcigliando la curiosità al dito inquieto.
La foresta si fa bivi. Di finestra in schermata svanisce l’ora.
Sfioro tasti di tunnel contigui fino a gonfiarmi di rumorose noie.
Inciampo e sbarco tra cantieri di provvisorio.
L’annuncio mente e la botola si chiude in altre aperture.
Muri virtuali come reti di cantiere accennano luoghi invalicabili.
Il nuovo sorge e trasforma ogni baratro in torri e ring direzionando i passi in giro. Di vite.
Ho vinto la spesa. Di tempo e pensieri. Di attesa. Che ogni fame si faccia virtuale. raffo 2008

Dal catalogo " Nuove Sinestesie" - 2008